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Sullo Stromboli con Franco - Scalata vulcano Stromboli 2014

05 febbraio 2014 - ore 13,39
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Stromboli, 16 giugno 2014,
giornata perfetta per la scalata del vulcano: tre mamme e sei bambini di 11/12 anni, con un po’ di incoscienza, ma con tanta motivazione, si sono cimentati nella scalata di uno dei vulcani più attivi del mondo.
Appuntamento alle 17:00 da Magmatrek, tanta gente e molta fretta di smaltire le file, tanto da non dare bene tutte le informazioni necessarie per affrontare la salita, soprattutto a chi palesemente non è un esperto di scalate. Per fortuna che sulla piazza c’è un negozietto gestito da due simpatici ragazzi che affittano il materiale (scarponi, luci, zaini, giacche a vento, ecc.) e fanno il possibile per accontentare grandi e bambini. Una battuta però sul rischio di infarto per gli adulti non allenati crea ansia e molta preoccupazione alle mamme.
Il tempo è un po’ incerto, nuvole e qualche goccia fanno sperare nel fresco, ma il caldo non demorde e si suda anche da fermi. In ogni caso alle 18:00 tutti pronti in piazza con i caschi e l’equipaggiamento da scalata per essere presi in consegna dalla guida: Franco. Disposti in cerchio davanti alla chiesa di Stromboli per prima cosa la guida dà a tutti una bella inquadrata sul comportamento da adottare, l’attenzione da prestare e i rischi a cui si va incontro: la situazione si prospetta sempre più impegnativa. L’ansia aumenta. Tre giorni prima è morto un signore appena arrivato in cima e per chi sa di non essere allenato, in più con sei ragazzini da gestire, è una notizia che rende l’atmosfera molto pesante.
Ma Franco, dopo il primo approccio un po’ burbero (da tipica guida alpina), si dimostra attento e partecipe alle problematiche dei meno esperti. Autorevole, ma non autoritario, si guadagna dopo i primi cento metri la stima dei ragazzi che lo seguono con attenzione. Durante le soste fornisce informazioni interessanti sulla storia geologica delle Eolie e sulle vicende dell’isola di Stromboli, dando il tempo (in realtà circa 5 minuti) di rifiatare, fare qualche foto e rifocillarsi. Si rivela, insomma, una persona preparata, molto più interessante e cordiale di quando si potesse pensare all’inizio.
Meno male! Perché affrontare un dislivello di più di 900 metri a piedi all’inizio dell’estate non è facile, la strada è diritta e non molla mai; le gambe dopo un po’ cominciano a tremare ed è fondamentale avere una guida che non faccia cadere l’autostima sotto i piedi, che dia il ritmo giusto e che rispetti le pause ( 250m – 500 – 700 - 900).
A 500 m tutto ok e tutti concordi nel continuare, nessuno abbandona l’impresa, ma a circa 750 m una mamma ha un problema: la fatica la blocca e non riesce più a salire. Franco le prende lo zaino dalle spalle e la porta dietro a lui per non farla fermare.
Alla fine tutto il gruppo arriva in quota. Sono quasi le 9:30 di sera, molto buio, forse troppo, sarebbe stato meglio arrivare al crepuscolo. Un vento fortissimo sulla vetta fa ghiacciare il sudore: vanno cambiate le maglie, infilate le giacche a vento e indossati i caschi. La cima è completamente libera e subito si cominciano a vedere alcune bocche con il magma incandescente. Franco si raccomanda di seguirlo in fila indiana e di non superare per alcun motivo la linea che traccia sulla cresta a strapiombo davanti alla valle dei crateri. Tutti seduti tra cielo e terra, spettatori attoniti dello spettacolo che lo Stromboli offre ai suoi ospiti, sospesi in una dimensione più grande e profonda, dove la stanchezza scompare e i sensi vengono rapiti interamente dal vulcano. I ragazzi si commuovono, qualcuno ha le lacrime, tutti osservano quella vita che fuoriesce dalla terra con tanta forza ed energia. E il panino non va giù, la fame lascia il posto alle emozioni. Quello che succede lassù è fantastico e indescrivibile.
Dopo circa mezz’ora è tempo di rientrare, ma il buio è sempre più intenso e vanno accese le torce per vedere il sentiero, il vento sulla vetta continua ad essere forte, alza la sabbia che va a finire negli occhi. La discesa è tutta nella sabbia vulcanica, Franco spiega come mettere i calzini per evitare che entri negli scarponi. Dopo aver superato il fianco scoperto ci si ferma a pulire i piedi e si entra in un canneto dove il problema (forse il peggiore della scalata) è la polvere. Al passaggio si alza una nuvola fitta dal suolo che dà veramente fastidio, la guida ci dà delle mascherine per respirare, ma gli occhi soffrono, si fanno piccoli e si vede ben poco. Un’ora e mezza di discesa che spacca le gambe e affatica il respiro. Ma alla fine la soddisfazione di quello che si è visto dalla vetta del vulcano ripaga tutti gli sforzi.
Il saluto finale è un congedo che mette malinconia, si crea una sorta di magia che termina con il rientro in piazza. Franco fa i complimenti al gruppo e conclude il suo accompagnamento con estrema professionalità, anche grazie a lui scalare lo Stromboli è stata un’esperienza magnifica.
La stanchezza è totale e la necessità di una doccia impellente. Però la mattina dopo ci si alza con nuovo vigore e pieni di energia. Un bagno nel blu assoluto del mare di Stromboli e mamme e ragazzi sono pronti per nuove avventure.


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