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L'archeologo Johannes Lipps ricostruisce la stella della casa di Augusto al Palatino

21 aprile 2013 - ore 09,20
stella_di_augusto_sul_palatino_lipps.jpgE Augusto ritrova la sua «stella». Ci son voluti due lunghi anni e una pazienza certosina per studiare tutte le diverse migliaia di frammenti di stucco. Ma alla fine,
l’impresa dell’archeologo Johannes Lipps dell’Università di Monaco di Baviera ha portato ad un risultato unico, senza precedenti. Come un puzzle di eroica complessità, lo studioso ha ricostruito per la prima volta l’intero apparato decorativo «stellare» del vasto soffitto del cosiddetto grande «Oecus» (ossia la sala di ricevimento) della Casa di Augusto al Palatino.

IL PROGETTO
Lo studio è stato presentato eccezionalmente all’università La Sapienza in occasione del seminario dal titolo «Cibele, Vittoria e Apollo. I culti sull’acropoli del
Palatino e la casa di Augusto» organizzato dal dipartimento di Scienze dell’Antichità sotto il coordinamento del professor Patrizio Pensabene, che ha chiamato
a raccolta tutti imassimi archeologici e studiosi del Palatino. Ed è stata in questa cornice che Lipps ha svelato la raffinata composizione della volta, con un elaborato motivo centrale dove spiccano in un gioco di sovrapposizione due stelle a otto punte, inquadrate in una elegante cornice articolata in una sequenza regolare di cassettoni. Tutti gli spazi di questo virtuosismo geometrico sono animati da delicate decorazioni a rilievo vegetali di fiori e foglie. Della copertura a volta di questo straordinario ambiente nel cuore del complesso augusteo del I secolo a.C., voluto da Augusto quando ancora non era «imperator», rimaneva solo un
vago ricordo dalle impronte sulla superficie. La sua elaborata ricchezza era andata ormai persa, ridotta a cumuli dimicro tasselli, rinvenuti nelle terre di scavo, e crollati in seguito alle modifiche inferte alla dimora del primo imperatore dalla dinastia dei Flavi. Dopo la campagna di scavo e di restauro da parte della  Soprintendenza ai beni archeologici di Roma che nel 2008 aveva portato all’apertura al pubblico degli ambienti più rappresentativi del complesso architettonico
che Augusto aveva realizzato sul Palatino, tutti i reperti del soffitto dell’«Oecus» erano stati ricoverati nei depositi del Museo nazionale romano.

I GIOCHI DI LUCE
Ed è qui che Lipps li ha potuti
esaminare nel dettaglio, pezzo
per pezzo, ridisegnando, seppur
in laboratorio, la volta «stellata»
di uno degli ambienti principali
della «Domus Augusta», visibile
oggi tra il locale della rampa e il
cosiddetto «cubicolo inferiore».
Dalle analisi chimiche è emerso
che tutti gli stucchi che componevano
il soffitto erano rivestiti
di una sostanza a base di caseina,
un prodotto che, secondo lo
studioso, avrebbe regalato alla
superficie degli stucchi una lucentezza
pregiata che riverberava
sotto i bagliori delle fiaccole.
L’interpretazione di Johannes
Lipps aiuta ora a riscrivere un illustre
confronto diretto: con
Pompei.

CONFRONTO CON POMPEI
Alla luce di questa nuova composizione,
l’«Oecus» di Augusto
sembra combaciare con la Casa
delle Nozze d’Argento dell’antica
città vesuviana. I due ambienti
sfoggiano un similitudine architettonica
e decorativa. Dalla
pavimentazione in tarsie marmoree,
in opus sectile, alle pareti
affrescate, alle quattro colonnine
impostate su alti piedistalli
(nell’«Oecus» si conservano solo
le basi) al soffitto a volta. Segno
che lo stile sobriomaraffinato di
Augusto aveva fatto scuola.
Laura Larcan ( Il Messaggero - Mercoledì 17Aprile 2013)
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