L'arena del Colosseo (Anfiteatro Flavio)

03 novembre 2014 - ore 14,59
  • il_colosseo_dall_alto_latium_audot_1836.jpgIl prof. Daniele Manacorda, di cui ultimamente si è molto parlato per la sua proposta (che ha incontrato il favore anche del Ministro dei Ben Culturali) di rendere il Colosseo fruibile per iniziative culturali quali concerti, rappresentazioni, ecc., ha pubblicato in questi giorni il suo nuovo libro L’ITALIA AGLI ITALIANI. Istruzioni e ostruzioni per il patrimonio culturale.  L'argomento del volume è di grande interesse e forte attualità: la tutela del patrimonio culturale e la promozione e valorizzazione della cultura.

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    L'arena del Colosseo:

    Il piano dell’arena del Colosseo, delle dimensioni di 76 metri per 46, era in parte costituito di muratura cementizia, rivestita di opus signinum (ovvero di cocciopesto) e in parte di legno a scomparti movibili per l’immissione degli animali, il trasporto dei materiali e la erezione di scenografie e ostacoli provvisoii durante i ludi gladiatori e caccie (colline, ponti, laghetti, boschi, corsi d’acqua, ecc.).

    Il tutto formava una pavimentazione omogenea e resistente ricoperta con la sabbia (arena) che veniva rastrellata ad ogni fine combattimento per coprire il sangue.
    Intorno al podio correva un marciapiedi che serviva a più scopi: lasciare un corridoio per il personale addetto agli spettacoli, evitare che le belve si avvicinassero troppo alle prime file e rendere l’arena visibile da ogni settore sella cavea. Inoltre è presumibile che tra il marciapiede e l’arena vi fosse un canale d’acqua, euripus, una sorta di fossato che separava e convogliava le acque di scarico.

    Durate le venationes si alzava intorno all’arena una robusta rete metallica, assicurata a grossi travi infissi a mensole di travertino, abbinate a due a due con incasso intermedio, che ancora sporgono dal muro sottostante il podio; la cancellata terminava con dei rulli di legno, o di avorio, che impedivano alle belve di far presa con le zampe sulle maglie metalliche.

    Il sottosuolo dell’arena: le strutture ipogee, portate a termine in epoca domizianea, erano suddivise in quattro quadranti tramite i corridoi posti all’altezza degli assi maggiore e minore. In questi corridoi si apriva una serie di percorsi paralleli sia rettilinei e diversi ambienti dove si teneva tutto il materiale destinato agli spettacoli, le stalle temporanee, le gabbie per le belve e i depositi delle armi.
    Lo studio più interessante sulle modalità di funzionamento e di interazione arena-ipogei rimane quello di Giuseppe Cozzo dove teorizza l’uso di pegmata: elevatori lignei e di posticia: botole disposte nella parte lignea dell’arena.

    (G. Cozzo, Ingegneria romana, maestranze romane, strutture preromane, strutture romane, Le costruzioni dell’Anfiteatro Flavio, del Pantheon, dell’emissario del Fucino, Roma 1928, pp. 229 e segg.).

    Testo prodotto dalla redazione di  Arbor Sapientiae - Novembre 2014