Parco archeologico di Scolacium

03 luglio 2014 - ore 19,03
  • parco_archeologico_di_scolacium_2014.jpgIl Parco archeologico di Scolacium costituisce un importante polo attrattivo-culturale per le sue valenze naturalistiche e paesaggistiche e le notevolissime presenze archeologiche ed architettoniche: la greca Skylletion (VII-III secolo a.C.), la romana e proto-bizantina Scolacium/Scylaceum (II secolo a.C.- metà del VII secolo d.C.), la chiesa abbaziale normanna di Santa Maria della Roccella (metà del XII secolo d.C.), da cui deriva alla località il nome di Roccelletta.
    Di proprietà statale (demanio archeologico), esteso 35 ettari, in gran parte occupati da un uliveto plurisecolare, occupa una porzione rilevante di un fondo più ampio che in origine apparteneva alla Mensa vescovile di Squillace. Acquisito in seguito dallo stato sabaudo passò per vendite prima alla famiglia Massara e poi alla famiglia Mazza, alla quale è stato espropriato definitivamente nel 1982.
    Il Parco è un luogo privilegiato per la ricerca archeologica protostorica, greco-romana e medievale (tra Bizantini, Normanni ed Angioini) e per sperimentazioni ed applicazioni in settori multidisciplinari quali il rilievo, il restauro, l'archeologia industriale e la salvaguardia ambientale.Parco2
    La presenza di alcuni immobili padronali di XIX e XX secolo ristrutturati con decoro, quali ulteriori testimonianze delle trasformazioni dell'area, ha permesso di allestire al loro interno un Museo Archeologico specializzato soprattutto sulla romanizzazione, un Museo del Frantoio (archeologia agricolo-industriale), gli uffici della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria (cui spetta la gestione del Parco) e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria con ampia sala conferenze, un laboratorio di restauro, depositi archeologici ed alloggi di servizio.
    Ad essi si affiancano ulteriori infrastrutture ricettive, di ristoro e di servizio al Parco stesso. Un'attrezzata area per spettacoli ed un parcheggio di servizio situati presso la chiesa normanna completano le dotazioni per un'offerta culturale molteplice e variegata, che trova un altro momento forte nelle esposizioni temporanee di opere d'arte contemporanea in collaborazione con altri Enti pubblici territoriali.

    Cenni storici:
    In un territorio (località Fosso Suvarella, Cotruzzo, Fosso Scorciacapre, Santoregno, La Piazza e Rotondone) che già aveva visto la presenza umana in epoche lontane (paleolitico e neolitico, ma soprattutto nell'età del Bronzo), i coloni greci, guidati secondo la tradizione, dall'eroe ateniese Menesteo o, secondo quanto afferma Cassiodoro, da Ulisse, che tornava dalla guerra di Troia, impiantarono la città di Skylletion nota attualmente solo da pochi dati archeologici sicuri.

    Mentre le fonti storiche rimandano almeno all'VIII secolo a.C.), i reperti archeologici recuperati fino ad oggi a Roccelletta (un frammento di ceramica a figure nere, orli di coppe attiche e coppe ioniche) testimoniano l'esistenza dell'insediamento greco presso il fiume Corace (dove era il porto?) almeno dal VI secolo a.C.

    Di Skylletion al momento non si conosce l'estensione e i caratteri urbanistici, poiché vi si sovrappose in seguito la colonia romana, ma essa fu certo importante per il controllo della breve via istmica tra Ionio e Tirreno e per il controllo delle direttrici di traffico marittimo.

    La sua vitalità fino al IV-III sec. a.C. è documentata dai frammenti ceramici recuperati in città e nel territorio, oltre che dalle monete (dal VI al III sec.a .C.), segno della vivacità degli scambi quotidiani anche nel periodo di occupazione italica (Brettii).
    Alla fine della seconda guerra punica il centro decadde e l'interesse per la zona maturò alcuni decenni dopo la deduzione delle colonie romane di Crotone e Tempsa e latine di Copia e Valentia (tra il 194 e il 192 a.C). Infatti è solo nel 123-122 a.C. che, per volere di Caio Gracco - che proseguiva l'opera ed il programma politico del fratello Tiberio (morto nel 133 a.C.) - i romani fondarono la colonia Colonia Minervia Scolacium .

    La deduzione di essa comportò una nuova pianificazione urbana e territoriale, quest'ultima grazie alla centuriazione, che comportò una nuova divisione del territorio rurale. Le tracce di questo antico frazionamento agrimensorio [centuriazione] sono state individuate nella piana del fiume Corace.

    All'epoca di Augusto e con i suoi successori giulio-claudi (fino al 69 d.C.), si assiste ad una riqualificazione urbana, con edifici particolarmente sontuosi (foro, teatro, terme) e l'impiego di manufatti artistici in marmo (statue, ritratti, apparati decorativi). Notevole fu anche la presenza delle più importanti produzioni ceramiche ed artigianali del mondo romano che affluivano con regolarità (terre sigillate, pareti sottili, lucerne, anfore, vetri..).

    Dopo un periodo di crisi (età flavia), tra il 96 e il 98 d.C. l'imperatore Marco Cocceio Nerva (foto Nerva) decise di potenziare la città ricolonizzandola.

    Epigrafe
    Epigrafe romana

    Essa assunse il nome di Colonia Minervia Nervia Augusta Scolacium (usato solo negli atti ufficiali e nelle iscrizioni pubbliche) e con un'accorta politica urbanistica e di edilizia pubblica si attuò la ristrutturazione dei monumenti esistenti e si crearono nuove opere pubbliche, con un programma di ampio respiro durato fino al II secolo, sotto l'imperatore Antonino Pio.

    Quanto al territorio, per tutta l'età imperiale si impiantarono di villae , in posizione ideale per lo sfruttamento agricolo e per l'accesso alle vie di comunicazione (strade, approdi fluviali e marittimi). Dal III secolo d.C. le villae , al centro di latifondi via via più estesi, furono riorganizzati, attirando manodopera agricola fino al VI secolo, epoca, segnata dalla guerra greco-gotica (535-552 d.C.) con cui inizia il declino di Scolacium . Di questa periodo è l'impianto strategicamente più difendibile, di un castrum quod Scillacium dicitur , alcuni chilometri più a sud.

    Nel corso del VII secolo, gli abitanti abbandonarono definitivamente la fascia costiera verso le posizioni più arroccate dell'entroterra, trasferendo anche la sede vescovile, ereditata, con il nome antico, dall'attuale Squillace.

    Dopo una frequentazione discontinua tra VIII e XI secolo, nel sito già occupato dalla città i Normanni tentarono di edificare una grandiosa abbazia, Santa Maria della Roccella .

    Ma i tempi non erano maturi e l'edificio non fu ultimato, tanto che nei secolo seguenti servì come fortificazione e, dal XVI secolo, inserita nell'ambito del piano delle torri costiere di difesa del Viceregno spagnolo.


    I terreni, con ruderi affioranti di varie epoche, divennero proprietà della mensa vescovile di Squillace, e tali si mantennero fino al 1783, anno del rovinoso sisma, cui seguì il flagello della Cassa sacra, voluta dai Borbone di Napoli.

    Ulteriori ridefinizioni territoriali ed espropri si ebbero con l'avvento dei Savoia, tanto che gran parte dell'area occupata dall'abitato di Scolacium, in comune di Borgia, mediante acquisti, divenne proprietà dei baroni Mazza. Ad essi, dopo le esplorazioni degli anni '60 e '70 del XX secolo, fu espropriata con un iter concluso nel 1982 con la creazione del Parco Archeologico di Scolacium.



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