L'"Auguratorium" ritrovato sotto la casa di Augusto sul Palatino

21 aprile 2013 - ore 10,24
  • tempio_di_apollo.jpgStephan Zink, un ex studente della Università della Pennsylvania ora al Politecnico di Zurigo, spiega come i resti di muro conservati a ridosso del Tempio di Apollo, fatto erigere da Augusto tra il 36 e il 28 a.C. nel pieno del progetto architettonico della sua casa, appartengano in realtà all' Auguratorium ossia il tempio da dove sarebbero stati presi gli auspici per la fondazione di Roma, osservando il volo degli uccelli.
    Una nuova chiave di lettura religioso-simbolica per la scelta costruttiva di Augusto.

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    Il tempio di Apollo e la domus di Augusto

    Lo studio condotto a Roma da Stephan Zink sul tempio di Apollo, le cui rovine si trovano sparse sul Palatino nei pressi dei Palazzi di Augusto - National Geographic.

    Zink è riuscito con pazienti ricerche sul campo, confrontando i dati da lui raccolti con quelli riportati da documenti molto antichi, a ottenere una ricostruzione con metodi digitali del tempio quale doveva essere nell'aspetto originario. Un risultato di tutto rispetto ottenuto con un metodo modernissimo che apre nuovo orizzonti per l'archeologia.
    Nell’articolo non mancano riferimenti di carattere storico-archeologico esposti con grande chiarezza, a cominciare dalla data di costruzione, il 28 a.C. insieme alla sua posizione nei pressi dei cosiddetti palazzi imperiali di Augusto sul Palatino. Dico questo perché in effetti non si trattava di edifici adibiti ad abitazione, ma si trattava piuttosto di un complesso di uffici.

    Come spiega l’autore dell’articolo, Sara Goudarzi, finora non era stato ben chiarito il progetto originale del tempio, in parte a causa delle condizioni di estremo degrado delle rovine. Per di più tutti i tentativi di ricavare un modello del tempio erano basati su riferimenti molto antichi e non del tutto attendibili.

    Stephan Zink ha studiato il sito e i suoi resti archeologici, raccogliendo nuove misure e altri dati allo scopo di ricreare con esattezza il tempio.

    “Questa ricostruzione fornisce un punto di riferimento interamente nuovo non solo per gli archeologi e gli studiosi del progetto del tempio, ma anche per gli antichi storici e classicisti,” ha dichiarato Zink.

    Il periodo Augusteo dell’Impero Romano, dal 43 a.C. fino al 18 d.C. circa, vide il fiorire di varie attività nella scienza, politixìca, tecnologia e architettura. Il tempio di Apollo fu il primo progetto di tempio di Augusto ed è probabile che abbia giocato un ruolo nello sforzo dell’imperatore per rendere più sicuro il suo potere.

    “La nuova ricostruzione colma una sostanziale lacuna delle nostre conoscenze sulla storia dell’architettura del tempo e apre delle possibilità di verifica su molti aspetti della cultura Augustea,” ha dichiarato Zink. Egli ha presentato i risultati delle sue ricerche al meeting di gennaio dell’Archaeological Institute of America.

    Prima e ora

    Zink ha effettuato una ricerca sul campo sul Palatino dal 2005 fino al 2007. Ha studiato le fondamenta ancora esistenti del tempio e i frammenti di marmo che si trovano sparsi nel sito. Tutti quei resti sono apparentemente blocchi massicci e informi di cemento romano, che un tempo formavano il nucleo del podio del tempio, la sua base o piattaforma, ha spiegato Zink. Le parti delle fondamenta che un tempo sostenevano le colonne e le pareti, costituite da blocchi di roccia compatta, ovvero tufo, sono andati completamente perduti. Ma molti elementi architettonici, come la sezione di una intera colonna, sono sopravvissuti e sono sparsi per tutta l’area. Combinando i dati ottenuti sul campo con le ricerche precedenti del 1950 e 1960, Zink è stato in grado di ricostruire la maggior parte delle misure chiave del tempio e di riportare in vita tutto il sito con una ricostruzione digitale.

    “Guardando oggi il sito, è difficile immaginare che un tempo qui si ergeva un tempio alto quanto un edificio con dieci storie,” ha dichiarato Zink.

    Ricostruzione

    Le osservazioni di Zink hanno ristabilito la posizione originale di ciascuna colonna e hanno messo al loro posto i frammenti di marmo. La ricostruzione ha tenuto conto anche dei piani del progetto conosciuto di Marco Vitruvio Pollione, famoso ingegnere e architetto del tempo di Augusto. La facciata dell’edificio, secondo il nuovo modello, mostra una struttura radicata nelle tradizioni locali italiche con caratteristiche simile a quelle dei famosi templi Greci e Ellenistici, che si ritiene abbiano influenzato il lavoro di Vitruvio.

    “Per il solo fatto che il tempio ora è di nuovo visibile, è possibile una verifica generale del suo progetto,” ha dichiarato Zink.

    “Per la prima volta, le domande - Quali furono i modelli per il suo progetto? Com’è la sua struttura paragonata ad altri templi dentro e fuori Roma? Qual era il significato simbolico del progetto del tempio all’interno del suo contesto politico e storico? - possono avere una risposta in base ai dati reali ottenuti sul campo.”

    Birte Poulsen, un’archeologa dell’università di Aarhus in Danimarca, pur non essendo direttamente coinvolta nello studio di Zink, ha dichiarato che la sua ricerca ha gettato una nuova luce sull’architettura della prima Roma imperiale. “I metodi sembrano convincenti, e Zink ha già conseguito buoni risultati,” ha affermato la Poulsen. “Il tempio di Apollo è una delle costruzioni più importanti del tempo di Augusto. Una conoscenza più approfondita del tempio migliorerà la nostra conoscenza dell’architettura Augustea in generale, e in particolare della Roma Augustea.”

    Una foto della ricostruzione accompagna l’articolo originale. Un estratto della presentazione di Zink con illustrazioni è presente online. Se Zink è stato preciso, e il tempio era così imponente come egli suggerisce, diventa ancor più difficile credere che Dionigi di Alicarnasso non abbia fatto menzione della supposta vicinanza del Luipercale ad esso in contrapposizione al tempio della Vittoria.





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