Diario di un antropologo
di Lucio Schina
- Anno Edizione:
- 2007
- Collana/Rivista:
- Argomento:
- Saggistica
- ISBN:
- 978-88-6092-043-0
Prezzo: € 12.00
Descrizione:
144 pp.
Diario di un antropologo. Il viaggio del disincanto di Lucio Schina, Edizioni Progetto Cultura 2003, vi aspetta in libreria. Per ulteriori approfondimenti e curiosità, circa l'autore e il romanzo, è possibile consultare il sito internet di Lucio Schina
di Sara Paci
"L'incanto della vita sta nel farci credere che sia come la immaginiamo. Esiste poi un tempo in cui eventi particolari rompono quell'incanto, determinando la fine del sogno e l'inizio della vita, quella vera". Parole profonde e, per certi aspetti, dolorose che ci giungono dal ventre di una terra, la Libia, dominata dalla millenaria maestosità del deserto del Sahara. Inizialmente enigmatica, questa frase diventerà, poi, chiarificatrice del viaggio intrapreso dai due protagonisti del romanzo. Così, tra l'apparente immobilità delle dune sabbiose e l'intensità dei colori e dei profumi africani, si svolgeranno le vicende di Davide Chisan, un antropologo italiano, e Janir Assad, una giovane archeologa libica. Uniti, per caso, da scopi scientifici per studiare delle pitture rupestri all'interno di alcune grotte, si ritroveranno ben presto ad esplorare meandri ancora più oscuri e profondi, quelli del proprio animo. Ecco, allora, che il viaggio in Libia rappresenterà la metafora di una ricerca personale volta alla ricomposizione di quel "puzzle" interiore che solo il tempo e la consapevolezza di se stessi e della propria vita potranno riordinare. E, all'entusiasmo che precede ogni partenza, quando tutto riesce a sorprendere perché ancora non ci appartiene, subentra la razionalità, lucida ed implacabile come sempre. In quel momento si comprende che tra la partenza e il traguardo c'è stato un vissuto che non può essere cancellato e, al ritorno, nessuno sarà più lo stesso di prima. Una raffinata scrittura, ricca di sapienti descrizioni e di un'abile alternanza di voci narrative, trascinerà il lettore in un vortice di effluvi esotici, visioni misteriose, fragranze sconosciute e sentimenti inespressi ma dalla forza dirompente.
di Sara Paci
"L'incanto della vita sta nel farci credere che sia come la immaginiamo. Esiste poi un tempo in cui eventi particolari rompono quell'incanto, determinando la fine del sogno e l'inizio della vita, quella vera". Parole profonde e, per certi aspetti, dolorose che ci giungono dal ventre di una terra, la Libia, dominata dalla millenaria maestosità del deserto del Sahara. Inizialmente enigmatica, questa frase diventerà, poi, chiarificatrice del viaggio intrapreso dai due protagonisti del romanzo. Così, tra l'apparente immobilità delle dune sabbiose e l'intensità dei colori e dei profumi africani, si svolgeranno le vicende di Davide Chisan, un antropologo italiano, e Janir Assad, una giovane archeologa libica. Uniti, per caso, da scopi scientifici per studiare delle pitture rupestri all'interno di alcune grotte, si ritroveranno ben presto ad esplorare meandri ancora più oscuri e profondi, quelli del proprio animo. Ecco, allora, che il viaggio in Libia rappresenterà la metafora di una ricerca personale volta alla ricomposizione di quel "puzzle" interiore che solo il tempo e la consapevolezza di se stessi e della propria vita potranno riordinare. E, all'entusiasmo che precede ogni partenza, quando tutto riesce a sorprendere perché ancora non ci appartiene, subentra la razionalità, lucida ed implacabile come sempre. In quel momento si comprende che tra la partenza e il traguardo c'è stato un vissuto che non può essere cancellato e, al ritorno, nessuno sarà più lo stesso di prima. Una raffinata scrittura, ricca di sapienti descrizioni e di un'abile alternanza di voci narrative, trascinerà il lettore in un vortice di effluvi esotici, visioni misteriose, fragranze sconosciute e sentimenti inespressi ma dalla forza dirompente.