Il bene tolto

di Giusi D'Urso

  • Anno Edizione:
  • 2007
  • Argomento:
  • Saggistica
  • ISBN:
  • 978-88-6092-053-9
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  • Prezzo: € 10.00
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    Descrizione:

    In 8°, 96 pp. Un libro che parla della violenza sulle donne. Una storia fatta di ricordi e suggestioni. Le parole corrono sul filo della reminiscenza e s'intrecciano al presente, per ricomporre un complicato rompicapo. Tessera dopo tessera, sensazione dopo sensazione. Tutto scivola veloce verso i nodi della memoria, sciolti inaspettatamente nel languore di un pomeriggio della vita, lungo una notte intera. Dal blog al libro: grazie alla community di Libero, Giusi D'Urso ha coronato il sogno che accarezzava da sempre di Lorenza Provenzano «Sono una scrittrice piccola piccola» scrive Giusi D'Urso sul blog Il bene tolto, che porta il titolo del suo primo romanzo, realizzazione del sogno «che tenacemente - scrive Giusi - mi sono portata dietro». «Ho sempre scritto fin da ragazzina - ci racconta l'autrice de Il bene tolto, in uscita nella prima quindicina di settembre -. E' una passione ereditata da mio padre, che scriveva lui stesso molto bene e che mi ha trasmesso l'amore per la letteratura e l'opera». Contraddetta e fuggita come tutti i grandi amori, la scrittura è stata messa da Giusi sotto chiave per anni. Gli studi alla facoltà di Biologia di Pisa prima - ora la D'Urso è biologa all'Università -, la nascita delle due figlie e la morte del padre («due eventi forti e importanti, per quanto agli antipodi l'uno dall'altro», dice): questi gli inciampi della vita e del cuore che l'hanno allontanata a lungo dall'attività che per anni Giusi ha coltivato in privato. Fino a che, nel 2005, la D'Urso viene folgorata dall'idea di aprire un blog, Le ali nella testa: «In quegli anni, gli episodi più significativi della mia vita mi hanno costretta a fermarmi per fare il punto della situazione: è stato alla fine di quel percorso che ho capito quanto mi mancasse scrivere». Decisione quanto mai propizia, che le cambia la vita: «Il blog è stato una terapia», ammette Giusi, che pubblicando racconti e pensieri online accetta che la sua scrittura diventi pubblica: «C'era una voglia nuova di condividere che prima non avevo e al tempo stesso ero sfiduciata - spiega Giusi -, pensavo che nessuno si sarebbe interessato ai miei pensieri e ai miei racconti. Invece dopo poche settimane sono stata accettata dalla community e in breve, in modo per me sorprendente s'è formato un gruppo assiduo di lettori che tuttora mi accompagna, insieme con i nuovi che mi scoprono ogni giorno». Grazie al blog, nasce in Giusi l'idea di dare una forma diversa e più compiuta ai suoi scritti: «I miei lettori, tra i quali c'erano giornalisti e perfino editori, mi leggevano, si complimentavano e mi incoraggiavano. Dal blog sono nate anche alcune mie collaborazioni editoriali: insomma, la voglia di scrivere un libro - che avevo sempre avuto - è diventata un proposito serio, coltivato a prezzo di notti insonni, visto che ho un lavoro, una casa e una famiglia da seguire. Una volta terminato il manoscritto, ho seguito l'iter normale di ciascun esordiente, solo con un esito più fortunato rispetto a tanti altri». E' bastato poco, infatti, a Giusi per centrare l'obiettivo della pubblicazione: solo due settimane dopo aver contattato un numero esiguo di piccoli editori, è arrivata la risposta che molti aspettano invano per anni. Edizioni Progetto Cultura 2003 ha preso a cuore il suo progetto e «ha fatto un lavoro di editing molto serio e puntuale, del quale sono pienamente soddisfatta», dice oggi Giusi. La violenza (sessuale, psicologica e sociale) che attenta all'integrità e alla bellezze delle donne è il tema centrale del libro e ad esso fa riferimento il titolo scelto. «E' un libro pieno di uomini-fantasma» ha commentato Luciana Castellina, autrice della prefazione (la postfazione reca la firma della classicista Adelaide Cantafio, messinese come la D'Urso): «un'assenza - concorda Giusi - né buona né cattiva». «Il libro non è autobiografico in senso stretto, anche se - spiega l'autrice - c'è molto di me e della mia infanzia, in quel che racconto. La forte differenza tra uomo e donna è una problematica viva per me che, siciliana trapiantata a Pisa, coltivavo da anni il desiderio di raccontare una storia così, con una protagonista forte e fragile al tempo stesso, condizionata dalla controparte maschile nelle sue scelte di vita (non lavora, per esempio, perché il marito non ha voluto) e tuttavia non inacidita dal risentimento: è una donna, quella che descrivo, che non colpevolizza nessuno per le sofferenze subite o per le omissioni della sua vita, come il figlio non fatto». «Spero che sia lettori e lettrici del mio libro colgano il messaggio ultimo che volevo dare: nulla è perso - commenta Giusi -: in ciascuno di noi, ma soprattutto nelle donne, ci sono risorse capaci di risanarci. L'anti-eroina che rappresento nel libro è in grado infatti di riscattarsi da sé, alla fine, e di aprire una finestra (simbolo che ricorre molto nel libro e che ho scelto per l'immagine di copertina) sulla vita». Un messaggio di emancipazione femminile, quello di Giusi, che non passa attraverso la rincorsa ai simboli maschili del potere: «Penso che la discriminazione nei confronti delle donne - conclude Giusi - non partorisca nulla di buono e ci impoverisca tutti. Le donne fanno un lavoro importantissimo comunque, anche se stanno a casa: una madre che cresce un figlio insegna a un uomo a stare al mondo». E scusate se è poco.