Il Cuoco Galante - Vincenzo Corrado - Biblioteca napoletana XXVIII
Descrizione:
Il testo è ricco di circa 1350 ricette; tra i capitoli
più interessanti è il Vitto Pitagorico, basato
su erbe fresche, radiche, fiori, frutta, semi e tutto
ciò che la terra produce.
Viene riproposto in raffinata ristampa anastatica su
carta pesante con elegante astuccio rigido telato.
Formato in 8° (cm. 17,5 x 24,5); pp. XXIV-218+(16)
per l'utilissimo glossario napoletano/italiano, con
due belle stampe fuori testo che mostrano l'apparecchio
della tavola secondo l'etichetta del tempo.
VINCENZO CORRADO IL CUOCO GALANTE (Napoli, 1793)
Dopo un secolo di predominio assoluto della cucina francese sulle
tavole italiane, nel 1773 vide la luce a Napoli un ricettario destinato
a dare una nuova impronta alla nostra gastronomia, Il Cuoco
Galante di Vincenzo Corrado. Convinto assertore della fantasia,
dell'eleganza e della novità a tavola, il merito del Corrado fu proprio
quello di interrompere la monotonia e la supremazia della cucina
d'oltralpe, e di introdurre sulle mense signorili alcuni elementi tipici
italiani, rivendicando alla cucina nazionale un ruolo di primo piano,
perduto ormai da alcuni secoli. Rimaneggiando classiche preparazioni
alla moda francese mediante il sapiente utilizzo di erbe e sapori, egli
si rese fautore di una cucina raffinata, leggera e profumata,
proponendo anche l'uso di alcuni nuovi ingredienti, quali la patata e
il pomodoro, fino allora poco o niente presi in considerazione. Tra i
capitoli più interessanti è il Vitto Pitagorico, basato su erbe fresche,
radiche, fiori, frutta, semi e tutto ciò che la terra produce, che,
secondo una teoria propugnata da alcuni illustri esponenti della
Scienza Medica dell'epoca, riavvicinando l'uomo alla natura,
rappresentava il cibo più giovevole alla salute e più idoneo per
un'aspettativa di vita lunga e sana.
Il libro ebbe subito vasta eco sia nel Regno di Napoli che all'estero,
attirando l'interesse e la curiosità persino di un illustre uomo politico
come l'Abate Ferdinando Galiani che ne commentò la pubblicazione in una lettera a Madame d'Epinay.
Il testo, ricco di circa 1350 ricette e impreziosito da due belle tavole fuori testo che mostrano l'apparecchio
della tavola secondo l'etichetta del tempo, viene riproposto in anastatica, completato da una nota che
inquadra la vita e l'opera dell'Autore nella sfarzosa società settecentesca, da un'analisi delle ricette e delle
tendenze gastronomiche dell'epoca e da un glossario, tutti a cura di Lejla Mancusi Sorrentino.