VIAE. Strade degli antichi Romani. Trattato sulle vie romane, sulla loro costruzione, amministrazione e sul loro tragitto ricostruito attraverso gli Itineraria antichi- Antonio Nibby (AR 61)

di Antonio Nibby

invia la pagina per emailcondividi su Facebookcondividi su Twitter
  • Prezzo: € 30.00
    Aggiungi Carrello

    Descrizione:

    In 8°, 150 pp. con iil.ni

    Via, actus, iter erano tre diverse denominazioni, con le quali i Romani defeniviano diversi tipi di strade. Secondo Varrone la parola via indicava la strada su cui si poteva transitare con il carro, a cavallo e, ovviamente anche a piedi. Actus era invece una strada che attraversava i campi e meno agevole per il trasporto dei carri perché sterrata. Iter designava una strada su cui si camminava solo a piedi o con la lettiga, ma non con i carri o con il bestiame. A questi nomi se ne aggiungono alcuni altri, di significato più tecnico come semita, callis, trames, diverticulum, bivium e compitum o competum che sono meglio specificati nel corso della trattazione. Un’opera omnia sulle strade romane che l’autore, Antonio Nibby, concepì per colmare i numerosi aspetti mai indagati prima del suo lavoro che permise di avere finalmente una conoscenza completa sull’infrastuttura più importante e capillare su cui i Romani cimentarono le loro capacità costruttive.
    «I motivi, che possono avere portato i Romani a prendersi tanto cura delle vie furono certamente le loro spedizioni militari; e ciò si vede così chiaramente, che tanto più queste erano portate lungi, tanto più sì moltiplicavano le strade. Un popolo guerriero aveva bisogno di communicazioni pronte e sicure con i luoghi dove i suoi eserciti guerreggiavano, e questo non si poteva ottenere se non con strade bene costrutte e tirate per la linea più corta. Quindi si osserva lo studio grande che i Romani ponevano nel dare alle loro vie la direzione più retta e più comoda possibile, non perdonando a spese, e fatiche per tagliare i monti ed appianare le valli, e come si può tuttora osservare in quelle strade antiche che si conoscono, specialmente nelle sostruzioni magnifiche della via Appia alla valle Aricina, nella rupe tagliata a Terracina, in quella del così detto Furlo, cosa che si rende tanto più incredibile, in quanto gli antichi, non conoscendo la polvere da cannone, non aveanoil modo facile che noi abbiamo di far saltare in aria le rupi colle mine». 

    Allegati alla News