Insediamenti rurali a corte nella Sicilia occidentale. La Tenuta dello Zucco di Henri d’Orléans, duca d’Aumale - Francesco Di Paola e Maria Rita Pizzurro - Esaurito

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    Descrizione:

    In 4°, oblungo, 166 pp. a coll.


    Da alcuni anni “esploriamo” il territorio della Sicilia occidentale archiviando, rilevando e rappresentando quello che resta degli edifici fortificati medievali, ripercorrendo gli itinerari dei viaggiatori di un tempo1. Durante uno dei percorsi di indagine nell’entroterra palermitano avemmo occasione di visitare l’insediamento rurale fortificato dell’ottocentesca Fattoria dello Zucco che rievoca il modello difensivo dei castelli. Ricordiamo che ci colpirono l’eleganza compositiva dell’impianto e la compattezza geometrica della struttura cinta da solide mura perimetrali turrite agli angoli ed ancora il rapporto simbiotico dell’edilizia con il contesto naturale sul quale si adatta armoniosamente. Ancor di più, addentrandoci all’interno del complesso rurale di archeologia industriale, catturarono la nostra attenzione, la bianca sagoma della casina padronale -ravvivata da leggiadre cornici e colonnine angolari- e i diversi padiglioni produttivi, ormai dismessi, progettati con una tecnologia strutturale “innovativa” per quel tempo. Attraversammo vasti locali articolati in corti nei quali avemmo modo di scorgere di primo acchito, sparsi qua e là, resti di torchi, avanzi di presse, binari di un carroponte e residue grandi botti di rovere, che ci proiettarono sbiadite immagini di tradizionali vendemmie nelle cantine dell’azienda. Seguitammo la nostra perlustrazione varcando la soglia di un grande padiglione nel quale ci incuriosirono alcune moderne soluzioni statiche e particolari canalette di legno utilizzate per trasferire le olive da molire da un piano all’altro dell’oleificio dello stabilimento. Rimanemmo particolarmente affascinati dall’ingegno costruttivo del bene rurale che, come sapemmo in seguito, aveva conosciuto, dalla metà dell’Ottocento, il suo massimo splendore architettonico e produttivo grazie all’intraprendenza imprenditoriale e alla disponibilità finanziaria di Henri d’Orléans, duca d’Aumale, proprietario della tenuta. Ma, ritornando ad osservare con maggiore attenzione i diversi locali aziendali, non potemmo non constatare l’avanzato stato di abbandono e il diffuso degrado materico e strutturale: notammo in ogni parte solai pericolanti, tetti parzialmente crollati, pavimentazioni dissestate, vegetazione spontanea infiltratasi tra gli squarci dei muri e sulle mensole di finestre. L’entusiasmo suscitato dalla nostra prima visita congiunto con la consapevolezza di una fatiscenza complessiva ci fecero riflettere sull’urgente necessità di tramandare, attraverso un racconto da sviluppare in immagini grafiche, i segni ancora visibili del complesso organismo architettonico.