Nuovo realismo/Postmodernismo. Dibattito aperto fra Architettura e Filosofia - a cura di Paola Gregory (Collana: Tracce)

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  • Prezzo: € 20.00
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    Descrizione:

    Pagine: 234 pagine

    Con riferimento al dibattito aperto dal filosofo Maurizio Ferraris con il Manifesto del nuovo realismo, il volume, che raccoglie e rielabora gli Atti del Convegno promosso dalla Sapienza Università di Roma nell’ottobre 2014, propone in un confronto serrato tra filosofi, architetti e critici dell’architettura, alcune questioni essenziali per gli stessi fondamenti teoretici della disciplina architettonica che, da sempre situata fra le arti e le scienze, evidenzia più che mai oggi, nel periodo di crisi attuale, l’esigenza di un rinnovato rapporto inter/trans/meta-disciplinare. Si tratta di un rapporto che, nel confronto con la filosofia, ha inciso profondamente sulla ricerca architettonica, tracciando nelle diverse epoche storiche paralleli, adiacenze o traslitterazioni – a volte – quasi dirette. Basti, per questo, pensare alle influenze del pensiero filosofico novecentesco – dal realismo di Lukács all’estetica di Adorno, dalla fenomenologia di Heidegger e di Merleau-Ponty all’ermeneutica di Gadamer, dalla decostruzione di Derrida alla “piega” di Deleuze – per comprendere quanto sia connaturata alla formazione e alla pratica dell’architetto la questione teorica, dove questa non ne costituisce una sovrastruttura, bensì, anzitutto, un modo di essere del progetto difficilmente distinguibile dal suo esito. Per questo il dibattito sul nuovo realismo, inteso da molti come attuale “rappel à l’ordre” e “cambio di stagione” rispetto al postmodernismo, merita un’attenzione particolare, rilanciando l’esigenza di un confronto epistemologico aperto, in cui alcuni concetti, argomenti essenziali e campi d’interesse emergenti vengano di nuovo ri-nominati, indagati, riattraversati in un dialogo tutt’altro che ultimativo fra architettura e filosofia: un dialogo che, lasciando dischiuse possibili riflessioni decostruzioni-ricostruzioni, rappresenta secondo noi una “pratica positiva del limite”, premessa indispensabile a una cultura del progetto capace di rinnovarsi in relazione alle molteplici tangenze, intersezioni, contaminazioni con cui è continuamente sollecitata a confrontarsi.