Captivitatem ILII non fuisse. Traduzione latina di Francesco Filelfo - a cura di Serena Leotta - Percorsi dei classici, 15

di Serena Leotta

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  • Prezzo: € 60.00
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    Descrizione:

    Università degli studi di Messina, Centro interdipartimentale di studi umanistici 2008 pp. 213 tavv. (Università degli studi di Messina, Centro interdipartimentale di studi umanistici. Percorsi dei classici 15)

    La traduzione latina del De Troia non capta di Dione Crisostomo fu l'esordio letterario del Filelfo che, stando a quanto egli stesso racconta nella dedica indirizzata all'amico Leonardo Bruni (teorico della recta interpretatio), la realizzò nel 1427, in nave, mentre faceva ritorno in Italia da Bisanzio, dove aveva trascorso un soggiorno di sette anni che gli aveva consentito di acquisire e perfezionare le sue conoscenze di greco, nonché di raccogliere numerosi codici. L'A. la pubblica in edizione critica, facendola precedere da un'ampia introduzione di carattere storico-filologico, dove si contestualizza l'opera nell'ambito della produzione filelfiana, si offre un excursus sulla ricezione umanistica di Dione di Prusa, si esamina la trasmissione del testo, si analizza la tecnica versoria dell'umanista. L'orazione troiana ebbe una considerevole e immediata circolazione, facilmente ricostruibile grazie alle testimonianze fornite dal Tolentinate stesso nell'epistolario (all'inizio uno dei tramiti della divulgazione fu Ambrogio Traversari), e a oggi documentata da quattro manoscritti e cinque edizioni a stampa (la princeps è del 1492). Il successo è fra l'altro provato anche dal volgarizzamento francese che, alla fine del sec. XV, realizzò Jean de Beauvau. Per la costituzione del testo, la cui tradizione risulta divisa in due rami, l'A. sceglie di seguire la lezione del ms. Roma, Vallicelliana, C. 87 (= V), ma la facies grafica del codice Oxford, Balliol Coll., 137 (= B), soluzione che, sul piano ecdotico, forse andava meglio ponderata. Il modello greco di riferimento nel ms. Firenze, Laurenziana, Pl. 59.22, usato come testo base, contaminato probabilmente con il ms. Laurenziana, Pl. 57.12 (entrambi appartenuti all'umanista). Proprio in virtù della posizione incipitaria che la traduzione occupa nella produzione del Filelfo, questo volume rappresenta un punto di partenza importante e significativo, soprattutto per esaminare i successivi sviluppi della pratica versoria di uno dei principali intellettuali che contribuirono al recupero delle lettere greche nella rinascita culturale del '400. (Silvia Fiaschi)