Ludus Pythagoricus e Divina Proporzione I Privilegi della Divina Proporzione - di Capparelli Vincenzo

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    Descrizione:

    Informazioni: Ristampa da Sophia, Padova, 1958-1959 - pp. 92, 6 ill. b/n, Roma


    Un brano del capitolo "I giudizi sineterici in sede estetica":
    "Ai lettori di questa Rivista è certo nota la teoria estetica di Carmelo Ottaviano, quale egli l‘ha esposta nella 3a ediz. della Metafisica dell’Essere Parziale, ed in Sophia, fasc. 1°, 1954, pp. 3-46. Come premessa a questo articolo la riassumerò brevemente.
    Con il declinare del dominio dell’estetica crociana e della sua visione dell’intuizione pura o lirica e della assoluta soggettività, anche in Italia si è incominciato a parlare di oggettività del bello. Ma l’Ottaviano ha fatto qualche cosa di più: riallacciandosi alle nostre grandi tradizioni, ha voluto identificare i criteri essenziali di tale valutazione. Nel Libro VI° della Metafisica, dopo ampia esposizione storica delle teorie estetiche da Platone a Croce, rilevato quanto era da rigettare e ciò che potevasi accettare, ha trovato uno spiraglio di luce nelle teorie di Aristotele, di Boezio, di Roberto Grossatesta e di Luca Pacioli, per i quali fondamento del bello è la proporzione. L’Ottaviano si è posto allora il problema in questi termini:
    Quale armonia di proporzioni è condizione oggettiva del bello?
    Per l’aspetto soggettivo, perchè mai concretamente la contemplazione di questa armonia è fonte di godimento estetico?
    La conclusione è stata: il bello consiste in una simmetria o armonia di rapporti e di proporzioni; la percezione di esso, apparentemente intuitiva, è in realtà un giudizio, anche se rapidissimo ed esplicitamente inespresso, in quanto implica un confronto, cioè l’intervento della ragione e della memoria; la percezione del bello è quindi privilegio degli esseri dotati di ragione; al giudizio della ragione segue la reazione del sentimento, in cui risiede essenzialmente il sentimento soggettivo o estetico; ma in quanto colto dall’intelletto, in ogni oggetto d’arte risiede un fondamentale valore universale.
    Ma quale è il tipo di armonia che costituisce il fondamento del bello?
    I due tipi di giudizio di cui dispone la mente umana, l’analitico ed il sintetico, appaiono difettosi e con essi soli la scienza sarebbe impossibile. L’Ottaviano ha di conseguenza identificato una terza specie di giudizio, che chiama giudizio sineterico, cioè giudizio unificante il diverso. Per questo, quale insegna, sotto il titolo del III° cap. del VI° libro della Metafisica, riporta un frammento di Filolao (10°. v. p. 192, traduz. Maddalena) nella traduzione latina di Boezio: « Est enim harmonia plurimorum adunatio et dissidentium consensio » (Instit. Arithm. p. 126, Friedl.). Questa teoria dell’unificazione del molteplice e dell’accordo dei dissenzienti era tanto fondamentale per i Pitagorici, che di essa parlano Nicomaco, da cui Boezio l’ha ricavata, Teone Smirneo, Aristide, Quintiliano, Pappo, Giamblico, Proclo ecc.[…]"