Il Museo Nazionale Preistorico Etnografico di Luigi Pigorini (Collana di Studi Archeologici, 2) - Elisabetta Mangani

di Elisabetta Mangani

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  • Prezzo: € 49.00
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    Descrizione:

    Pagine: 582



    Il Museo Centrale di Paletnologia nella capitale d’Italia fu fortemente voluto da Luigi Pigorini, in un clima di fervore
    per le ricerche delle prime tracce dell’uomo che in Europa si era diffuso nella prima metà dell’Ottocento: i grandi
    musei realizzati in ogni nazione presentavano la storia del paese dalla preistoria alle culture popolari contemporanee,
    con sezioni di confronto delle culture preistoriche e storiche di altre regioni europee. Pigorini organizzò il
    Museo Preistorico Etnografico di Roma adottando i criteri seguiti nei musei europei, in particolare nel Museo delle
    Antichità del Nord di Copenhagen: alle culture preistoriche italiane, esposte in ordine cronologico e geografico, seguivano
    le più importanti culture preistoriche europee ed extraeuropee e le culture indigene di tutti i continenti
    esposte in ordine geografico. Al Museo affiancò, come strumenti indispensabili per conoscere i materiali, la biblioteca
    specialistica, il Bullettino di Paletnologia Italiana e la cattedra di Paletnologia, la prima in Europa, di cui lui
    stesso fu titolare. Dal 1876, anno della sua inaugurazione in poche stanze al terzo piano del Collegio Romano, al
    1923, quando Pigorini fu collocato a riposo, il Museo Preistorico Etnografico conobbe uno straordinario sviluppo
    fino ad occupare l’intero piano e parte del quarto. Le collezioni preistoriche ed etnografiche che vi affluirono incessantemente,
    sono ancor oggi oggetto di studio per importanza e rarità. L’antico Museo Kircheriano del Collegio
    Romano, diretto dal 1881 dallo stesso Pigorini, rimase un museo a sé, finché fra la fine dell’Ottocento e il 1913
    le sue raccolte furono trasferite in altri musei. Nella seconda parte del volume sono stati trascritti i documenti
    relativi alle più importanti raccolte preistoriche ed etnografiche affluite nel Museo nel corso di quasi cinquanta
    anni, grazie all’impegno costante di Pigorini che sollecitava ispettori locali, direttori di musei, collezionisti privati,
    viaggiatori, missionari, a donare o vendere al Museo tutte o in parte le loro raccolte. Altri capitoli aprono una
    finestra sulla vita quotidiana del personale interno, sull’organizzazione dell’esposizione, sui metodi usati per la
    conservazione dei materiali organici.