Villa del casale di Piazza Armerina: le lucerne degli scavi Gentili - Daniela Patti

di Daniela Patti

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    Le indagini sulla villa del Casale di Piazza Armerina hanno reso ormai indifferibile lo studio sistematico delle numerose classi di reperti ceramici provenienti dagli scavi, a partire da quelli condotti negli anni 1950-1955 dal Gentili. Questo studio, sulla base dei più aggiornati orientamenti della ricerca, si dedica proprio alle lucerne rinvenute con gli scavi Gentili che attualmente sono conservate nel magazzino archeologico della Villa. La maggior parte delle produzioni è riconducibile alla tipologia delle africane Forma Atlante VIII, X, ma anche XIII, XV (tripolitane) ed a quelle di età medievale (a becco canale e a serbatoio aperto, molte delle quali invetriate piombifere). Gli esemplari esaminati trovano confronti in tutta l’isola e costituiscono una prova evidente del quadro suggerito dalla ricostruzione delle dinamiche insediative per quest’area della Sicilia centrale, con un’interessante convergenza di dati storici ed archeologici. La presenza di numerose lucerne africane documenta, ad esempio, gli intensi contatti della Villa tardoantica con le province africane (in particolare Byzacena e Proconsolare), così come le attestazioni consistenti di produzioni in ceramica comune, probabilmente di fattura locale, offrono spunti di riflessione per la ricostruzione delle fasi di vita del complesso residenziale e di tutta l’area in età bizantina e in età successiva. La rilevante concentrazione di lucerne databili all’XI secolo confermerebbe il ruolo privilegiato di quest’area, documentato dalle fonti storiche nella storia del territorio di Piazza, al centro della lotta tra i baroni lombardi e i sovrani normanni fino all’abbandono definitivo dell’insediamento, databile nella prima metà del XII secolo; interessante la coincidenza con la diffusione delle lucerne con serbatoio aperto che sostituiscono il tipo con lungo becco, lungo il corso del XII-XIII secolo. Nonostante l’assenza di dati stratigrafici, che potrà essere colmata dallo studio degli analoghi reperti provenienti degli scavi ancora in corso; la revisione dei contesti di appartenenza delle lucerne e, soprattutto, l’inquadramento cronotipologico degli esemplari datati per confronto, possono contribuire alla ricostruzione delle fasi di vita di questo complesso residenziale, osservatorio privilegiato della circolazione delle merci nella Sicilia centro meridionale e dei flussi commerciali ed economici di questo territorio, nel lungo periodo compreso tra la Tarda Antichità e l’organizzazione feudale seguita alla conquista normanna dell’isola ed al progressivo consolidarsi del Regnum.

    Daniela Patti (Catania 1973), laureata cum laude in Lettere classiche, indirizzo archeologico, presso l’Università degli Studi di Catania, ha conseguito presso la stessa Università il Dottorato di Ricerca. È ricercatore di Archeologia Cristiana e Medievale presso l’Università Kore di Enna. Ha condotto diverse ricerche, soprattutto nell’area centro-nord del territorio ennese, privilegiando le tematiche relative alla storia degli insediamenti tardoantichi e altomedievali con particolare riferimento alle problematiche connesse alla ricerca archeologica relativa all’habitat rupestre. Attualmente si occupa dello studio dei santuari cristiani nell’ambito di un Progetto di Ricerca finanziato dal MIUR in qualità di Responsabile dell’Unità di Ricerca Locale dell’Università Kore di Enna. Oltre a numerosi contributi apparsi in Atti di convegni e riviste specializzate, ha pubblicato diversi volumi monografici sul territorio ennese. Collabora a progetti di ricerca dell’Officina di Studi Medievali ed è componente della redazione di «Mediaeval Sophia».