Vino et Lustris. Il rito del Simposio. Soprintendenza e Guardia di Finanza a tutela del patrimonio archeologico del territorio

a cura di Fabrizio Ludovico Porcaroli

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  • Prezzo: € 24.00
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    Descrizione:

    Formato: 24 X 22 cm
    Legatura: Filorefe

    Contenuto: Il rischio in cui si può incorrere, nell'introdurre un evento culturale, è quello di sconfinare nella retorica o, peggio, nella polemica: succede a chi ama, vive e si bea della cultura e assiste quotidianamente, impotente, al degrado di essa e al qualunquismo delle governance che si alternano alla guida del Paese.
    L'art. 9 della Costituzione inserisce, fra i dodici principi fondamentali della Repubblica, la promozione e lo sviluppo della cultura. L'art. 1, co. 1, del “Codice Urbani” – la legge che regolamenta il settore dei Beni Culturali e del Paesaggio – affida alla Repubblica la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. E gli Italiani – per la precisione il 68,3% – ritengono che il patrimonio culturale sia la principale forza identitaria dell'Italia nel mondo e punto di partenza per il rilancio del Paese (Indagine Censis “Ripartire dalla bellezza”, 26/01/2012). Se a questo si aggiunge l'equazione “patrimonio nascosto = nessun patrimonio” e l'idea che un patrimonio conosciuto da pochi serve a poco – concetti ormai assimilati da tutti – viene da chiedersi perché non si fa di questa Nazione un enorme museo a cielo aperto, valorizzando i siti archeologici, i musei, città d'arte e le incredibili bellezze paesaggistiche di cui siamo stati beneficiati.
    È un discorso lungo, cui non c'è risposta. Ancora vige la convinzione che un reperto archeologico diventi prezioso essenzialmente perché gli viene attribuito un valore venale, perché oggetto di mercato. O di mercimonio.
    E cosí sono sempre le Soprintendenze e le Forze dell'Ordine a fare miracoli quotidiani, chi per riportare alla luce, dai sedimenti del passato, siti ed oggetti che rappresentano la memoria storica di questo Paese, chi per strappare dalle mani avide di gente senza scrupolo reperti che parlano al mondo di noi, di questo piccolo lembo di terra, ricovero di tesori d'inestimabile valore – naturali o antropici – fin dall'alba dell'uomo.
    Per questo si è voluto organizzare un'esposizione per portare all'attenzione degli abitanti di Ladispoli e dei turisti i risultati dell'attività di scavo, da parte della S.B.A.E.M. (Soprintendenza Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale), e di repressione degli illeciti e recupero del nostro patrimonio archeologico dal vergognoso mercato clandestino di opere d'arte da parte del Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico della Guardia di Finanza.
    Talvolta un contributo rilevante a quest'opera di conservazione e recupero viene fornito da alcuni Enti locali, come il Comune di Ladispoli, guidato da un Sindaco amante sincero della cultura e da un'Amministrazione determinata a fare di questo centro balneare alle porte di Roma un luogo ove si pratica una forma di turismo in cui la cultura recita un ruolo trainante. Consapevoli di appartenere ad un territorio di primario valore scientifico, il cui impatto fu determinante su tutto lo sviluppo della cultura del Paese, a partire dall'età Eneolitica. Un evento nel quale mostrare cosa c'è sotto i nostri piedi e cosa stava per essere portato via per sempre. E che invece, grazie alla Soprintendenza dell'Etruria Meridionale e alla Guardia di Finanza, torna alla fruizione pubblica: magari per sempre, magari solo per un periodo limitato di tempo.
    E si è scelto, come filo conduttore, il simposio, un rito antichissimo, collegato al consumo del vino e che ha attraversato trasversalmente tutte le civiltà antiche del Mediterraneo, sia pur nella diversità degli usi, ma nel comune intento di favorire la socializzazione, la comunicazione fra gli uomini, il confronto delle opinioni. La diversa capacità di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze: questo, sí, l'unico vero e reale elemento discriminante fra gli uomini di tutte le epoche.