Le Satire autografe di Messer Ludovico Ariosto. Con riproduzione anastatica del manoscritto ferrarese (con DVD allegato) - DM, 2

di Ludovico Ariosto, Maria Elisa Garcia Barraco

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  • Prezzo: € 28.00
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    Descrizione:

    In 8°, brossura edit. con bandelle, 216 pp., ill.ni b/n + DVD con testo manoscritto digitalizzato

    In antiporta riproduzione del ritratto di Ludovico Ariosto, xilografia da disegno di Tiziano Vecellio; mm. 99x69 eseguita da Francesco Rosso da Valenza, 1532, in cornice istoriata da Francesco da Nanto (fl. 1532). In appendice riproduzione anastatica del manoscritto ferrarese.

    Booktrailer: http://www.youtube.com/watch?v=9n9VHrlKZvM  

    Indice:

    Introduzione

    Satira I
    Satira II
    Satira III
    Satira IV
    Satira V
    Satira VI
    Satira VII

    Appendice: riproduzione del manoscritto autografo conservato presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara

    Nota biografica di Ludovico Ariosto


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    Ludovico Ariosto (Reggio nell'Emilia, 8 settembre 1474 – Ferrara, 6 luglio 1533) compose le Satire tra il 1517 e il 1525, ma la loro pubblicazione avvenne clandestinamente a un anno dalla sua morte, nel giugno del 1534, a Ferrara. Le Satire sono sette e composte in terzine.

    La Satira prima, scritta nell'autunno del 1517, è rivolta al fratello Alessandro Ariosto e a Ludovico da Bagno, segretario del cardinale Ippolito d'Este. In essa l'autore racconta la rottura col cardinale conseguente al rifiuto del poeta di seguirlo in Ungheria.

    La Satira seconda, invece, indirizzata al fratello Galasso, risale alla fine del 1517, prima di un viaggio a Roma che l'Ariosto intraprese per risolvere i problemi legali connessi al beneficio ecclesiastico di Sant'Agata in Faenza; in questa satira l'autore esprime considerazioni disincantate e disilluse sulla vita cortigiana.

    La Satira terza, del maggio del 1518, è rivolta al cugino Annibale Malaguzzi. In essa l'autore parla del suo nuovo lavoro al servizio del duca, rifiuta la carriera ecclesiastica e difende la propria dignità.

    Nella Satira quarta, composta nel 1523 e dedicata a Sigismondo Malaguzzi, l'autore si lamenta della lontananza della sua donna, del suo duro lavoro in Garfagnana e dell'impossibilità di scrivere.

    La Satira quinta, la cui datazione è fissata tra il 1519 e il 1521, è dedicata nuovamente ad Annibale Malaguzzi, e affronta alcuni motivi tradizionali della vita matrimoniale.

    Nella Satira sesta, scritta nel 1524-1525 e indirizzata a Pietro Bembo, l'autore chiede al letterato che gli procuri per il figlio Virginio, studente a Padova, un professore di greco, raccomandandosi che sia affidabile per dottrina e costumi.

    Infine la Satira settima, indirizzata al segretario del duca Alfonso I d'Este, Bonaventura Pistofilo, fu elaborata in Garfagnana nella primavera del 1524; in essa il poeta giustifica il proprio rifiuto di diventare ambasciatore estense a Roma e afferma il suo desiderio di tornare al più presto a Ferrara.


    Le Satire di Ariosto costituiscono un modello fondamentale nell'ambito del nuovo sistema dei generi sorto nella prima metà del Cinquecento; in esse domina l'elemento autobiografico e moralistico, alcune volte più leggero, altre volte più aggressivo e risentito. Le Satire di Ariosto si ispirano a quelle dello scrittore latino Quinto Orazio Flacco, soprattutto per l'inserzione degli apologhi (come la favola della zucca nella settima satira o le favole della gazza e della ruota di fortuna nella terza) e per la scelta di unire al sermo satirico la forma epistolare. Importante è, nell'influsso Oraziano, anche la presenza di elementi autobiografici, la scelta di un ritmo prosastico, un linguaggio misto fra aulico e realistico e il tono colloquiale. Non meno importanti sono gli influssi dei precedenti scrittori umanisti, quali Dante (nella ricerca lessicale, nel tono sarcastico e nella struttura in terzine) e il Boccaccio (per quanto riguarda la critica alla curia papale corrotta, comunque presente anche nell'Alighieri). Le satire sono una finestra sulla realtà contemporanea dell'Ariosto, il quale parte dall'elemento autobiografico per giungere a una generalizzazione in cui accusa la società e i suoi membri. Importanti le critiche alla Chiesa, ai Signori di corte, ai cortigiani adulatori, ai difetti delle donne e a coloro che cercano di ottenere in tutti i modi i benefici ecclesiastici o gli onori.