Fondi musicali dell´archivio ebraico Terracini. Fondo Saluzzo. Fondo Alessandria. Manoscritti di musica sinagogale dell´Ottocento (Cataloghi di fondi musicali del Piemonte, 8)

di Rosy Moffa Bosco

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  • Prezzo: € 30.00
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    Descrizione:

    pagine: 45 + 214 (con 15 tavv. a colori)
    formato: 17 x 24 - brossura


    L’insediamento ebraico saluzzese risale alla fine del XV secolo: la cittadina era allora capoluogo del Marchesato di Saluzzo, che passerà ai Savoia nel 1601. Nel 1724 venne istituito un primo ghetto; nel 1795 agli ebrei fu assegnata l’area definitiva, in vicolo Venezia (ora Via dei Deportati Ebrei).
    Nel piccolo quartiere, le cui case si affacciavano su un unico cortile, vivevano sia banchieri che commercianti e artigiani. Dopo la breve libertà durante gli anni napoleonici, la definitiva emancipazione si ebbe nel 1848 con lo Statuto Albertino: una lapide dipinta in ebraico sul muro di fondo della sinagoga ricorda l’avvenimento e rende onore al re Carlo Alberto. Gli ebrei di Saluzzo s’inserirono rapidamente nelle professioni liberali, nella cultura e nell’esercito.
    La popolazione ebraica saluzzese, che aveva raggiunto al massimo circa trecento persone, diminuì rapidamente all’inizio del Novecento a causa del trasferimento di molti suoi membri a Torino e in altre città. Nel 1930 la «Legge Falco», fatta elaborare da Mussolini, determinò una riorganizzazione complessiva delle comunità ebraiche italiane: in conseguenza di essa, nel 1931 la comunità fu di fatto assorbita da quella di Torino.
    Con l’eccezione di una lapide sepolcrale rinvenuta nei pressi della Bormida e datata 1477, le prime notizie storiche ebraiche risalgono al 1490, quando venne concesso di stabilirsi in Alessandria ad Abramo Vitale de’ Sacerdoti, proveniente dal Piemonte ed impegnatosi ad istituire un banco di pegni, che dette vita ad una dinastia (i Vitale) che nei secoli successivi avrebbe dominato la vita ebraica alessandrina ed avrebbe avuto un ruolo primario nei rapporti con i Savoia e con i governanti spagnoli di Milano, evitando, fra l’altro, la cacciata degli ebrei alessandrini dal Ducato di Milano nel 1597.
    Attivi nel commercio, nella manifattura della seta e, in generale, dei tessili, gli ebrei di Alessandria conobbero il massimo della prosperità all’inizio del XVIII secolo, quando la comunità contava ben cinquecento membri. Nel 1707 Alessandria passò ai Savoia e gli ebrei alessandrini seguirono le sorti dei correligionari piemontesi: confinati nel ghetto nel 1724, conobbero la definitiva libertà nel 1848. La modesta sinagoga del ghetto, a cui si accedeva da uno dei cortili di Via Migliara, fu sostituita da un imponente edificio con facciata monumentale su Via Milano, inaugurato con grande pompa nel 1871.