Fritz Burger (1877-1916). Arte come critica, critica come arte. Tendenze e ragioni della disciplina storico-artistica agli inizi del XX secolo - Isbn 88-548-0601-3

di Elena Filippi

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    Descrizione:

    Riflessi. Collana di Semiotica dell'arte; 6 - Formato: 17 x 24 cm Numero pagine: 352

    Prima monografia su una personalità della Monaco di inizio Novecento trascurata dagli studi, ma centrale nel dibattito sull'approccio all'opera d'arte e sulle nuove metodologie da proporre alle giovani generazioni di studenti nel clima ribollente della capitale bavarese, questo saggio si basa sul lascito delle Carte Burger e su ritrovamenti archivistici. Del suo libro sulle ville di Palladio J. Ackerman ebbe a dire che pose le basi per qualsiasi successivo studio in materia; nel suo Cézanne und Hodler una recensione ravvisò l'esposizione più notabile di critica d'arte dopo il Laocoonte di Lessing. Il presente studio mostra inoltre lo scavo teorico irriducibile di Burger, capace di un confronto serrato con i diversi ambiti delle scienze umane e interlocutore privilegiato delle avanguardie. Il suo collega più anziano Wölfflin gli ha invidiato di avere realizzato «un intero», sia pur in una vita prematuramente recisa: in quest'ottica si affacciano insieme il suo lavoro come docente, la sua iniziativa di istituire un laboratorio pratico per gli studenti di storia dell'arte, e il suo stesso fare artistico, che fu per lui un mezzo per riuscire «a pensare con l'artista», offrendo al suo pubblico strumenti per provare a fare altrettanto.