La presa di Troia. Un inganno venuto dal mare - Francesco Tiboni - ultima copia

di Francesco Tiboni

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    Descrizione:

    In 8°, bross. edit., 144 pp., ill.ni in b/n

    Questo saggio esamina uno degli episodi più noti della guerra di Troia, l'inganno del cavallo di legno, analizzandolo da un punto di vista archeologico, storico e filologico, allo scopo di chiarire come una vicenda che per i contemporanei di Omero era estremamente chiara nella propria evidenza, nel tempo possa essere stata fraintesa e decontestualizzata. Avvalendosi degli strumenti dell'archeologia navale, attraverso l'analisi delle parole, delle immagini e dei relitti, l'autore giunge a proporre una precisa collocazione dell'episodio che pose fine alla guerra di Troia all'interno di un quadro tematico ben definito, quello appunto della dimensione navale del mondo mediterraneo prearcaico. 

    Francesco Tiboni: archeologo navale, ricercatore dell'Università di Aix-en-Provence e Marsiglia


    L’archeologia navale arriva in soccorso dell’interpretazione del celebre episodio omerico

    Non il mitico (e improbabile) quadrupede i Troiani avrebbero introdotto dentro le mura della città – in parte abbattendole per farcelo entrare – ma una nave di tipo fenicio con la polena a testa di cavallo

    «Che quello realizzato da Epeo fosse un marchingegno per abbattere le mura e non un cavallo, lo sa bene chiunque non voglia attribuire ai Frigi un’assoluta dabbenaggine. Tuttavia, la leggenda ci dice che è un cavallo».
    Così scriveva Pausania nel II sec. d.C., descrivendo la statua del Cavallo di Troia nel tempio di Artemide Brauria, in Attica.

    Ed è proprio partendo da queste parole del famoso geografo greco che, due anni fa, ha preso avvio la ricerca condotta da chi scrive per far luce su uno degli episodi più famosi della storia antica, quello, appunto, del Cavallo di Troia o, come è più corretto dire, dell’Hippos di Troia.

    Tutti gli studiosi di architettura navale antica riconoscono in Omero una vera autorità. La lettura dei poemi omerici fornisce infatti una notevole mole di informazioni che fanno del loro autore il primo vero codificatore della tecnologia costruttiva delle navi antiche.

    Al di là del famoso Catalogo delle Navi (i versi del II libro dell’Iliade in cui sono elencate le imbarcazioni con cui ogni contingente acheo era arrivato a Troia), la sua perizia si esprime almeno in due passi: quando descrive «il legno marcito e le funi allentate» delle navi achee, dimostrando di conoscere la tecnica della cucitura del fasciame per le cosiddette “navi cucite”, e nell’episodio della costruzione della zattera di Odisseo, dove Omero consegna all’archeologia navale elementi di importanza fondamentale quali la scelta delle essenze, degli utensili e delle tecniche di assemblaggio. […]